Festeggiare la nascita della Repubblica Italiana ai tempi del Coronavirus e sotto il coprifuoco fa riflettere quanto importanti siano le norme contenute nella nostra Costituzione ma soprattutto quanto questo documento sia “vivo” e abbia bisogno di essere costantemente alimentato.
Vedete, i buoni propositi sono estremamente importanti per cominciare ma spesso accade di notare che ci si ferma lì. Il 2 giugno 1946 vince la Repubblica ma il risultato referendario disegnò un Paese spaccato tra nord e sud, tra città e campagna, tra proletariato e borghesia. In molte aree del Paese in quel tempo proseguiva una cultura profondamente statica e conservatrice, tipica della sua storia profonda e consolidata ulteriormente dal fascismo e dalle famiglie della borghesia urbana che nell’Ottocento e fino al dopoguerra si trasmisero, abbastanza chiuse in se stesse, tutte le cariche pubbliche. Dovrebbero farci pensare la debolezza del sindacato e delle leghe in vaste aree del nostro territorio dopo la prima guerra mondiale e la ristrettezza del movimento partigiano durante la seconda guerra. Poi, però, nel dopoguerra le cose cominciarono a cambiare: la Destra mantenne uno zoccolo duro in vaste aree dell’Italia, ma certamente limitato, mentre la nuova cultura politica avviò una crescita culturale e sociale della quale oggi continuiamo a godere dei frutti, impegnati verso nuovi ambiziosi traguardi.
Buona Festa della Repubblica, nata dalla Resistenza al nazifascismo, dal rifiuto della guerra e della dittatura e dalla profonda aspirazione della nostra gente a libertà, democrazia e pace!
Messaggio dell’Ambasciatore d’Italia presso gli Stati Uniti
Enrico Zanon
– Segretario di Circolo